
Giusto due mesi fa, girovagando tra le playlist indie e alternative di youtube, sono incappato in questo progetto musicale che mi ha subito conquistato. Due ragazzi di Benevento, con un nome che svela origini dark, avevano realizzato alcuni videoclip di brani in cui miscelavano allegramente sonorità wave-oriented e distorsioni rockettare con testi che svelavano un interessante linguaggio tanto poetico quanto pop. La decina di brani che va a formare “Labirinti” consiste in una proposta moderna e allo stesso tempo attenta alle varie forme di rock alternativo che hanno caratterizzato i decenni passati.
Nel frattempo la creatura Sindrome del Dolore è cresciuta, ha pubblicato altri video, si appresta a pubblicare un nuovo singolo a Settembre e ad annunciare nuove date live. È tempo di saperne di più, ed allora abbiamo raggiunto telefonicamente Jim Wilde e Gi Emme, rispettivamente cantante-chitarrista e bassista dei Sindrome del Dolore, per una chiacchierata breve ma interessante…
Ciao Sindrome del Dolore e benvenuti su Indie Pop Magazine! Quale credete che sia il punto di forza della vostra musica?
Jim Wilde: Io credo che il nostro punto di forza stia nel creare brani di impatto che riescono a non tralasciare la melodia, che per me è una cosa importantissima. Mi piace pensare che anche i testi siano un nostro punto di forza, però non sta a me dirlo.
Gi Emme: E a proposito di punti di forza vorrei menzionare tutte quelle persone che ci scrivono o che condividono la nostra musica, e che ci dicono che per loro ha un significato speciale. E’ bello quanto ti succede, specie quando non ti sei detto “farò musica per rimorchiare citando luoghi in voga e raccontando amori melensi”.
A quali racconti e storie della vostra vita vi ispirate per scrivere i vostri brani?
Jim Wilde: C’è sicuramente molto di autobiografico in quello che cantiamo. Evitiamo pose che non ci appartengono. Purtroppo quello che cantiamo è tutto vero, anche i brani, diciamo così, meno allegri. I nostri brani rappresentano delle fotografie delle nostre vite, e infatti ne abbiamo di oscuri e di coloratissimi. Ed è giusto che sia così.
Usate molto il web come mezzo di comunicazione?
Jim Wilde: Si. Youtube con tutti i difetti resta un palcoscenico virtuale imprescindibile. Anche gli oltre 8000 followers su facebook sono comunque una soddisfazione. Diciamo che il web è importante, a patto che non diventi un’ossessione.
Cosa ne pensate delle nuove band e artisti italiani?
Jim Wilde: Qualcosa mi piace, non tutto certo, però trovo alcune caratteristiche molto interessanti. Mi piace l’aria quasi punk da “do it yourself” che si respira, così come mi piace l’attenzione verso le nuove band. La sensazione che ho (ma potrei sbagliarmi) è che rispetto a qualche anno fa il pubblico sembra voler conoscere anche cose nuove, invece di ascoltare fino alla nausea classici spesso resi tali solo dal tempo che è passato.
Gi Emme: Ci sono artisti molto validi, nuovi spunti, nuovi argomenti, qualcosa si muove. Dall’altra parte però c’è molto conformismo, a volte risulta difficile distinguere un cantante da un altro. Forse manca un po’ di coraggio.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Jim Wilde: Riuscire a suonare la musica che ci piace è stato un bel traguardo, adesso mi piacerebbe portarla di più in giro. Stare sul palco mi piace e credo che la nostra musica sia fatta anche per essere eseguita live, quindi parallelamente all’attività di composizione e registrazione, vedremo di suonare un po’ in giro per l’Italia e magari anche all’estero. Chi ci ha visti dal vivo sa che in quel contesto il nostro lato più selvaggio prende il sopravvento, e quindi ci sarà da divertirsi.
