Oggi su Indie Pop Italia Magazine vi presentiamo “Le rose e il deserto”, il progetto solista di Luca Cassano, un cantautore calabrese di grande talento. Luca suona da quando era ragazzino, e contemporaneamente ha sempre avuto una grande passione per la lettura e per la scrittura. Questa caratteristica è assolutamente presente nei suoi brani, con testi che ricordano la migliore scuola cantautorale italiana. Abbiamo parlato di libri, di musica, di concerti fatti e da fare. Eccovi Le rose e il deserto!

Ciao Luca! Presenta “Le rose e il deserto” ai lettori di Indie Pop Italia Magazine!

Ciao a tutti. Beh, Le rose e il deserto siamo io, la mia chitarra Arianna e i miei taccuini pieni di scarabocchi. Scherzi a parte, Le rose e il deserto è il mio progetto solista, nato ormai quasi due anni fa. Per un annetto, dall’estate 2018 fino a Settembre 2019, mi “sono limitato” a portare le mie canzoni (una ventina più o meno) in giro per locali e teatri di Milano e del nord Italia. Nel frattempo cresceva la voglia di pubblicare qualcosa, di far sentire le mie canzoni anche a chi non avesse la possibilità di essere presente ai miei live. Ad Ottobre 2019 sono entrato in studio di registrazione e ne è nato il mio EP d’esordio “Io non sono sabbia” che uscirà a breve (non è ancora stato deciso precisamente quando) per l’etichetta PFMusic.

Hai da poco pubblicato questo bel singolo che si chiama “Un terzo”. Dall’ascolto del brano non ho potuto non notare una grande attenzione ai testi. Del resto, leggendo le tue note biografiche, ho visto che sei stato un appassionato lettore e uno scrittore di poesie. Quali sono i tuoi autori preferiti, e qualcuno di questi ti ha influenzato nella scrittura delle tue canzoni?

Si, sono un lettore famelico sin dall’infanzia. I miei genitori lasciavano libri e riviste ovunque in giro per casa: era facilissimo per me trovare qualcosa da sfogliare in ogni momento della giornata. Non riuscirei a dire quale autore abbia influenzato maggiormente la mia scrittura; direi anzi che nella mia testa c’è una gran valigia piena di parole che ogni tanto si organizzano e prendono la forma di una poesia o di un testo canzone. Fare una “classifica” degli autori preferiti è un po’ come dichiarare se si vuole più bene alla mamma o al papà 😀 Per quanto riguarda la prosa, da ragazzo mi sono nutrito dei sudamericani: Gabriel García Márquez, Luis Sepúlveda, Isabel Allende, Alejandro Jodorowsky. Ultimamente sono schiavo di due autori italiani di cui non riesco a fare a meno: il collettivo Wu Ming e Romana Petri. Per quanto riguarda la poesia, adoro Vincenzo Costantino, Pablo Neruda, Jacques Prévert, ma in generale entro in libreria al reparto poesia ed inizio a sfogliare volumi finchè non trovo qualcosa che mi stuzzica, a prescindere dall’autore.

Parlando di musica invece, cosa ti piace ascoltare?

Ascolto tanti cantautori italiani, primo fra tutti l’infinito principe Francesco De Gregori, ma consiglio a tutti i lettori di ascoltare Emanuele Galoni, un artista di classe cristallina, oltre che una persona splendida. Adoro anche Giorgio Canali: farei di tutto per aprire un suo concerto. Da ragazzo ho ascoltato tantissimo combat-folk: i Modena City Ramblers, la Bandabardò, la Casa del vento, e questi ascolti ritornano in alcune mie canzoni più arrabbiate. E poi world music: bossa nova e fado sopratutto!

Prima di entrare in studio hai avuto un’intensa attività live…Racconta un tuo concerto a chi non ha ancora avuto la fortuna di assistervi!

Per me fare musica è principalmente suonare dal vivo. Ho avuto la fortuna di suonare un bel po’ negli ultimi due anni e di aprire concerti di artisti fantastici come Gnut, Sandro Joyeux, The Niro, Federico Sirianni. Com’è un mio concerto? Mi piace pensare che sia è una chiacchierata intima con qualche canzone, poesie ed un paio di bicchieri di buon vino, per questo apprezzo molto la forma dell’house concert. Sul palco ci siamo solo io e la mia chitarra. Io scrivo canzoni per raccontarmi: di conseguenza mi piace molto interagire col pubblico, introdurre le canzoni svelando le idee che ci sono dietro. Spesso leggo anche poesie che secondo me, in qualche modo, sono collegate alle canzoni. Mi è capitato di vedere persone piangere durante l’ascolto di una mia canzone: ecco, se si crea questo tipo di connessione emotiva col pubblico, al netto della musica e delle parole, che sono soltanto veicoli di emozioni, allora il concerto è un successo.

Parlaci un po’ del brano “Un terzo”. Come è nato?

“Un terzo” è la prima canzone che Le rose e il deserto hanno scritto, e mi emoziona molto pensare che sia anche la mia prima pubblicazione musicale. E’ una canzone che parla di quelle che mi piace definire le piccole-grandi paure metropolitane. Parla di quello che mi manca: mio padre, il mare, i giorni di sole “sprecati” lavorando otto ore al giorno dietro ad una scrivania, un amico perso. E’ una di quelle canzoni che ho scritto in pochissime ore: ero seduto su una panchina ed un cane mi si è avvicinato abbaiando, da cui l’inizio della canzone “Io mi perdo ogni volta che penso a me stesso, ogni volta che un cane da guardia mi ringhia, abbaiando di gusto”. Da lì, scrivere una canzone sulle mie paure è stato tutto in discesa.

Ok Luca! Saluta e ringrazia chi vuoi…e aggiornaci sui tuoi progetti futuri!

Progetti futuri: come dicevo, a breve uscirà l’EP “Io non sono sabbia”, di cui “Un terzo” è un estratto. Non appena l’emergenza Covid sarà finita, speriamo presto, sarebbe bello accompagnare l’uscita dell’EP con un tour di date live: speriamo si possa fare nel breve. Vorrei ringraziare il mio manager Giovanni Zauli e l’etihetta PFMusic che stanno credendo in me e poi Claudio, Stefano e Sarah delle Manifatture Morselli Recording di Modena dove “Io non sono sabbia” è stato arrangiato, prodotto e registrato

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